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La bambina ucraina è stata accolta alla scuola primaria Prati che fa parte dell’istituto comprensivo 8

Un misto di tatto, empatia e competenze linguistiche. Elisabetta Panozzo ha attinto dai suoi studi ma anche dal bagaglio di umanità, che in queste settimane sembra essere patrimonio comune, per aiutare un'alunna ucraina a inserirsi alla scuola primaria Prati. Ex alunna del Fogazzaro, tra i primissimi diplomati del corso di russo, la ventenne originaria di Breganze, iscritta alla facoltà di Global law a Torino, è stata chiamata a svolgere il ruolo di mediatrice culturale volontaria all’istituto comprensivo 8. Un supporto durato pochi giorni, ma fondamentale per annullare le distanze e accogliere nel migliore dei modi la prima ospite ucraina del comprensivo, fuggita con la mamma dalla guerra. 

A richiedere l’intervento della ragazza è stata la preside, Catia Coccarielli: «Ho contattato Elisabetta, che già conoscevo, subito dopo aver saputo dell’imminente arrivo di una bambina ucraina. Le ho chiesto se avesse voglia di dare il proprio contributo e lei ha accettato subito. La sua presenza durante i primi giorni ha permesso alla bambina di raccontarsi e raccontare la propria scuola ai compagni, che poi le hanno dedicato un momento di festa. Una volta superate le barriere linguistiche, la piccola era come un fiume in piena». A confermarlo è la stessa mediatrice per caso. «È stata un’esperienza preziosa sia per me sia per la bambina – commenta la studentessa universitaria che ha anche vissuto un anno in Russia -, per me ha rappresentato un’occasione per fare qualcosa di utile in un momento in cui tutti ci sentiamo impotenti e preoccupati».

L’affiancamento è iniziato dalle esigenze più basilari. «Innanzitutto, ho creato un vocabolario che la bambina potesse utilizzare per esprimersi nelle piccole cose: da “Posso usare il bagno?” a “Ho caldo, ho fame, sto bene”». Un approccio improntato alla delicatezza: «Non volevo farle pesare ciò che stava vivendo, quindi ho cercato di non chiederle molto del suo passato. L’ho fatta parlare della sua esperienza italiana appena iniziata, dei cibi assaggiati, dei luoghi visitati con la mamma, come parco Querini, che le è piaciuto molto. Ha raccontato di come in Ucraina gli alunni delle primarie, delle medie e, a volte, delle superiori si trovino a studiare nello stesso edificio. Mi ha anche rivelato che le manca la sua casa». 

La preside descrive l’accoglienza della piccola da parte della scuola come «un grande abbraccio». Aver stabilito un contatto attraverso la mediazione linguistica ha agevolato l’inserimento. Ecco perché l’ex studentessa del Fogazzaro fa un appello a chi, come lei, conosce la lingua di Mosca: «Gli studenti in arrivo dall’Ucraina conoscono solo la lingua madre e il russo, hanno bisogno di qualcuno che parli con loro. Quando arrivi in un Paese straniero e non sai la lingua, ti senti solo. I bambini, inoltre, sono più fragili, dovrebbe esserci un’accoglienza studiata ad hoc per i loro bisogni». 

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